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domenica 29 maggio 2011

Al cinema: The tree of life **** di Terrence Malick

Sinceramente l'ho trovato complesso e difficile da seguire, fin troppo ricercato e cinematografico. Non lo consiglio se siete particolarmente stanchi (ed io ero stanchissima), vi perdereste la grazia e la poesia sicuramente di un capolavoro (ho fatto uno sforzo enorme pensando che avrei rischiato di perdere qualcosa di bello, anche se allo stesso tempo mi rendevo conto che mi aspettava un gran bel macigno ...).

Dunque conviene andarci quando siete freschi come roselline! Perchè dovrete concentrarvi sulle bellissime e potenti immagini che si soffermano a lungo sui particolari, sulle espressioni, sulle poche parole dette e sulle tante non dette, ma che dicono.

Insomma, viene richiesto un bell'impegno ma è da vedere, da cercare di capire (e non è semplice). Infatti io penso che dovrò rivederlo una seconda volta ... c'è chi dice che devo essere un po' masochista!

Se vi può consolare, allora vi dico che fin dalle prime scene capirete quanta arte c'è in questo film, infatti Malick attraverso la semplice vita di una famiglia della provincia americana degli anni '50 riesce ad avvicinarsi al concetto universale della nascita del cosmo e della vita per parlare del mistero che vi è in tutto questo.

Un grande dolore, la perdita di un fratello, segna indelebilmente Jack (Sean Penn) che, arrivato a 50 anni, continua a convivere col ricordo di un fratello morto in giovane età. E proprio dal ricordo di quella morte prematura parte il racconto di Malick, imperniato sulle figure dei genitori, una madre dolce e caritatevole (Jessica Chastain) e un padre amorevole, ma più introverso e duro (Brad Pitt).

Tutto ciò che si ha può essere all'improvviso negato e rendere la vita insensata, far ricercare un nuovo inizio di ordine e senso, partendo appunto dall'infinitamente grande del Cosmo per arrivare all'infinitamente piccolo della Materia. Malick riparte quindi dall'inizio della vita e lo fa con una serie di lunghe immagini accompagnate da musica classica che ricordano 2001: Odissea nello spazio, per riuscire innanzitutto a ricostruire un senso biologica e successivamente umano.


Bello il messaggio di questo film, giusto vincitore della Palma d'Oro a Cannes: ciò che importa, aldilà del caso o di Dio che predispone felicità e dolore, è la capacità di amare la vita a qualsiasi costo, di rimanere aperti a tutto ciò che da essa arriva. La morte va accettata, fa parte del cerchio della vita che si ripete sempre uguale nei millenni.
Le mie parole o quelle di chiunque altro poco possono per rendere il significato di un film che riflette sulla vita, poetico e dolorosamente compassionevole verso l'umanità. Parlano le immagini. Non vi resta che vederlo, capirete che cosa intendo.


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